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Giovedì 15 Febbraio 2018
Come è cambiato, dal 2001 ad oggi, il servizio civile nelle Caritas? È la domanda alla quale ha inteso rispondere l’indagine “Giovani e servizio. 2001-2017” (.pdf), che Caritas Italiana ha realizzato tra i responsabili diocesani che si occupano di servizio civile, disponibile qui interamente on-line.
Scopo della ricerca, una anticipazione della quale era contenuta in "Futuro anteriore. Rapporto Caritas 2017 su povertà giovanili ed esclusione sociale", è stato appunto quello di indagare il mutamento intervenuto nel profilo sociale, nelle motivazioni e nelle esperienze post-servizio dei giovani volontari, nonché l’impatto del servizio civile sulla dimensione locale, dal punto di vista ecclesiale e sociale.
Rispetto ad altre ricerche analoghe, questa volta ad essere interrogati non sono stati i giovani che hanno fatto l’esperienza, bensì un gruppo di “testimoni privilegiati”, rappresentato da 59 operatori di altrettante Caritas diocesane in tutta Italia, tutti con rilevanti livelli di competenza ed esperienza sul campo. Secondo gli intervistati, nel corso degli anni è cambiato il profilo sociale dei giovani coinvolti nell’esperienza del servizio civile. Ad esempio, sono aumentati i giovani provenienti da famiglie in grave difficoltà economica e quelli portatori di disagio personale e/o psicologico-relazionale. Stabile è il numero di giovani provenienti da un’esperienza di impegno parrocchiale, mentre aumentano coloro che si dimostrano fortemente orientati a lavorare con immigrati e rifugiati.
Come è mutato il quadro motivazionale dei giovani che nel corso degli anni hanno scelto di impegnarsi nel servizio civile? Se sono aumentate le motivazioni economico-lavorative (complice la crisi economica dell’ultimo decennio), sono calate quelle religiose e pacifiste. Grazie al servizio civile, è stato possibile raggiungere un miglioramento nella qualità dei servizi offerte dal sistema Caritas e, più in generale, della capacità di accoglienza e solidarietà del territorio e sviluppare nuove attività.
Alcuni dei volontari, una volta terminato il servizio, non scompaiono del tutto, ma restano in contatto con la Caritas (o quanto meno con la sede dove hanno svolto le loro attività) a titolo di volontariato gratuito (in alcuni casi, meno numerosi, il rapporto continua anche a titolo retribuito/professionale). Più in generale, sulle ricadute post-servizio civile l’indagine rileva che l’esperienza ha favorito in molti giovani l’impegno in attività di volontariato, la partecipazione ad attività associative, nonché esperienze di cittadinanza attiva sui temi dei diritti civili, della pace, del lavoro…
Infine, un giudizio sull’impatto organizzativo che in questi 15 anni il servizio civile ha avuto sulle stesse Caritas. Per la stragrande maggioranza dei responsabili intervistati, nel corso degli anni, il peso burocratico-amministrativo della gestione del servizio civile a carico della Caritas diocesana è aumentato, così come sono aumentati gli oneri economici per sostenere il “sistema”.
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