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Gli interventi di Caritas Italiana in Terra Santa   versione testuale
Marzo 2007

Centro giovanile (con Caritas Gerusalemme)
Ain Arik è una piccola parrocchia non lontana dalla città di Ramallah. È stato costruito un Centro per giovani su proposta dei Padri Dossettiani, una comunità contemplativa presente nel villaggio da 30 anni. Questo Centro è stato finanziato all'inizio da un consorzio di Ong italiane, dall'amministrazione comunale e dalla Caritas diocesana di Modena. Caritas Gerusalemme si è preso l'incarico di dirigerlo. Caritas Italiana ha completato il finanziamento con un apporto di circa 38.000 euro. Il Centro, inaugurato nell'aprile 2005, fornisce un'ampia gamma di servizi, dalla formazione scolastica alle attività sportive.

Centro sanitario (con Caritas Gerusalemme)
Ad Aboud è iniziata finalmente la realizzazione del Centro sanitario richiesto da tempo dalla Caritas Gerusalemme e che finora non si era potuto realizzare. Il Centro sanitario esistente è troppo angusto, con uffici di pochi metri quadrati, e quindi inadeguato per servire Aboud e i villaggi vicini. Caritas Italiana sta contribuendo con una somma di 200.000 euro su un budget totale di 684.000 dollari.

Sala polivalente (con il Patriarcato latino)
Ad Aboud vi è il progetto di allargare il Centro per i giovani scout, e non solo scout, della parrocchia. Progetto sulla falsariga di quello di Ain Arik, con un giovane parroco che non vede l'ora di dare più spazio ai suoi giovani. Caritas Italiana ha accettato la proposta del parroco di Aboud e del Patriarca latino di Gerusalemme di cofinanziare con il Sécours Catholique-Caritas Francia la costruzione della sala. Il contributo di Caritas Italiana è di 55.000 euro.

Scuola interculturale (con Hand in Hand)
È la prima delle Ong che chiedono di diventare partner di Caritas Italiana al di fuori di Caritas Gerusalemme. Questa Ong è israeliana e attua un originale programma di pace fra ebrei e palestinesi che vivono in Israele. Hanno scelto la scuola - in tre diverse località -, riconosciuta con qualche difficoltà anche da Israele, per praticare l'educazione di bambini ebrei e musulmani insieme, fino alle soglie della maturità. Lo scopo è quello di crescere in un clima di nonviolenza fin dall'infanzia, di riconoscere le diversità culturali e di accettarle, senza per questo condividerle. Non si pratica cioè un clima di convivenza "neutro" come tentato da altre esperienze, ad esempio la famosa comunità di Nevé Shalom, ma si dà spazio a tutte e tre le culture (Ebraismo, Islam e Cristianesimo). Si impara il bilinguismo, arabo ed ebraico, con maestri delle due comunità, si impara a conoscere le feste e le abitudini degli altri, si studia la storia dai due punti di vista, si impara a discutere su tutto, mettendo gli argomenti sul tavolo. Un lavoro altrettanto delicato viene fatto con le famiglie di provenienza, che accettano di inviare i loro figli a questa scuola. La struttura è finanziata al 60% con fondi locali. La Caritas Italiana sta finanziando le attività di riconciliazione di questa Ong per un valore di 12.500 euro.

Lotta contro la violenza domestica (con Trust)
Il progetto viene realizzato dalla Ong locale Trust. Questa organizzazione prende in cura il terreno di cultura su cui si nutrono praticamente tutti i palestinesi. La violenza non caratterizza solo i rapporti quotidiani con Israele, ma sta diventando la cultura anche delle famiglie palestinesi, cultura praticata e giustificata, e non solo fra i musulmani. Recentemente una ragazza cattolica di Ramallah è stata assassinata dal padre che aveva scoperto il suo matrimonio segreto con un musulmano. Ciò che è ancor più agghiacciante è che quest'uomo ha riscosso l'approvazione della comunità per la "lezione" impartita alle ragazze cristiane e che la legge non gli infliggerà alcuna pena. La mancanza di prospettive di lavoro, il sovraffollamento, la mancanza di spazi ricreativi aumenta la violenza familiare soprattutto nei riguardi delle donne. Trust indaga anche su casi di violenza sessuale, sempre più frequenti, oltre che su programmi più tradizionali di formazione comunitaria, come incontri tra famiglie per condividere insieme i crescenti problemi dei rapporti generazionali e fra i sessi. Si basano su di una rete di volontari che visitano le famiglie e sulle cosiddette "paraprofessionali", donne coraggiose che coordinano questa attività, con un modestissimo salario (60 euro al mese), e che stanno aprendo una breccia in un ambiente per nulla pronto a discutere di questi problemi. La Caritas sostiene l'attività di questa Ong dal 2005 con un contributo annuale di 20.000 euro.

Progetto "Colomba" (con Associazione Papa Giovanni XXIII)
I volontari dell'associazione si occupano degli attuali eredi dei tradizionali pastori beduini, minoranza messa ai margini o dimenticata dai palestinesi stessi. Sono i più poveri di tutti e i loro "insediamenti" sono costituiti da baracche di lamiera o grotte naturali sistemate alla meglio. Vivrebbero comunque, di piccola pastorizia e agricoltura, se non fossero bersaglio dei vicini insediamenti israeliani. Questi minacciano i pastori affinché lascino la terra, prendono a sassate i bambini palestinesi che si avvicinano e avvelenano i cespugli dove pascolano le loro capre. Anche se sono relativamente poche le capre rimaste vittime, la voce si è sparsa e nessuno al mercato vuole più comprare il latte degli animali sopravvissuti. Quindi non solo pastori poveri, ma minacciati e impossibilitati a sfruttare adeguatamente le proprie risorse economiche. I volontari accompagnano dunque i bambini alla piccola scuola del villaggio e i pastori nei loro spostamenti. Essendo costretti a passare vicino agli insediamenti israeliani, solo la visibile compagnia di operatori stranieri lascia questa gente relativamente in pace. A seguito di incontri avuti con l'Associazione Papa Giovanni XXIII ed un gruppo ad essa correlato, "Gruppo Esperanza", Caritas Italiana ha finanziato un piccolo progetto di ricamo e cucito nel villaggio di At Twani, vicino a Hebron, in Cisgiordania.

Progetto "Aiuto alle famiglie vittime del conflitto israelo-libanese (2006)
Durante la guerra tra Israele e Libano, nell'estate 2006, le due parti in conflitto hanno colpito indiscriminatamente la popolazione civile nei due paesi. Gli interventi umanitari della Caritas hanno interessato le vittime di entrambi i paesi. Il presente progetto si realizza ad Haifa, a nord di Israele, dove oltre 1.000 case sono state colpite dai missili degli Hezbollah. I beneficiari di questo intervento sono le famiglie più povere, israeliane e arabe. Mentre le autorità israeliane si stanno occupando della ricostruzione delle case e delle infrastrutture distrutte, la Caritas garantisce l'arredamento e il sostegno psicologico. Il contributo donato da Caritas Italiana per questo progetto è stato di 30.000 euro.

Progetto "Villaggio della pace"
Il progetto "Nemashim", che la ong israeliana Friendship Village sta realizzando, dall'agosto 2004, ha l'obiettivo di mettere insieme studenti arabi ed ebrei israeliani ed usare l'arte del teatro come forma per sviluppare il dialogo, la comprensione e il rispetto reciproco in una società multi-culturale. Arabi ed ebrei vivono insieme nel mezzo di un terribile e distruttivo conflitto; l'ong è convinta che una possibile via di uscita da questa situazione è quella di educare i giovani a metodi di opposizione pacifica alla violenza, traducendo gli ideali di uguaglianza e coesistenza in una società mista. Tutto questo si realizza attraverso il teatro. Il progetto prevede la costituzione di un gruppo di 6 giovani israeliani, arabi ed ebrei, che vivono insieme in una sorta di comunità nella città di Haifa. Insieme preparano e creano programmi teatrali che hanno l'obiettivo di promuovere la pace, la comprensione e il dialogo tra arabi ed ebrei e utilizzano questi programmi per la comunità e le attività educative. Caritas Italiana ha dato un contributo di 5.000 Euro per questo progetto.