Home Page » Attivita' » Progetti » Medio Oriente e Nord Africa » Algeria » Algeria: la Carta per la Pace e la Riconciliazione 
Algeria: la Carta per la Pace e la Riconciliazione   versione testuale
di Umberta Fabris, operatrice di Caritas Italiana in Algeria fino al 2007

Il 29 settembre prossimo il popolo algerino è chiamato ad esprimersi per via referendaria sulla "Carta per la Pace e la Riconciliazione nazionale", presentata dal Presidente Abelaziz Bouteflika il 14 agosto scorso. Un passaggio delicatissimo, importante, che potrebbe essere carico di conseguenze per questo paese, non ancora uscito dal dramma di un decennio di terrorismo che, come si sa, ha causato più di 100.000 vittime.

La questione fondamentale è come mettere le basi per una pace duratura e stabile dopo la tragedia consumatasi dal '92 al '98, che ha coinvolto e interessato tutti gli strati della popolazione. La legge sulla Concordia Civile del 2000 era stato un primo passo in questo senso, promettendo un trattamento indulgente ai terroristi che non hanno preso parte direttamente a massacri e che si fossero resi alla giustizia e avessero consegnato le armi.

Dopo una rielezione a stragrande maggioranza (98%) ottenuta lo scorso anno, il Presidente propone ora la Carta per la Pace e la Riconciliazione, considerandola un passaggio imprescindibile per il conseguimento definitivo della sicurezza di persone e beni e la realizzazione di un progetto politico democratico, che permetta al paese di decollare finalmente sulla strada dello sviluppo economico e sociale.

La Carta illustra le misure concrete volte a consolidare la pace, e parla di "estinzione di manovre giudiziarie" nei confronti di quanti si sono consegnati alle autorità in virtù della legge sulla Concordia Civile, di quanti mettono fine alla loro attività armata e restituiscono le armi, di coloro che, ricercati sul territorio nazionale o all'estero, si presentano volontariamente alle autorità. Sono graziati anche coloro che hanno sostenuto le organizzazioni terroriste e che dichiarano la loro attività svolta in passato, e chi, per i reati suddetti, è già stato condannato e si trova ora in reclusione. È peraltro specificato molto chiaramente che queste misure non sono applicate ai terroristi implicati nei massacri collettivi, negli attentati esplosivi in luoghi pubblici o colpevoli di stupro...

Tra le misure volte a consolidare la riconciliazione nazionale si parla in particolare di sostegno e reinserimento sociale dei cittadini colpiti da misure di licenziamento e di resistenza e opposizione ad ogni tentativo di strumentalizzazione della religione.

Lo spinoso problema degli scomparsi (12.000) viene trattato a parte: lo Stato rifiuta di esserne considerato direttamente responsabile e dispone di prendere le misure necessarie per permettere alle famiglie di vivere questa prova nella dignità, oltre a riconoscere loro il diritto alla riparazione.

La Carta infine invita il popolo algerino a tener conto che la tragedia nazionale ha colpito tutta la nazione, e quindi auspica che, evitando ogni tipo d'esclusione, si accetti che le famiglie i cui membri hanno preso parte ad azioni terroriste, siano prese in carico.

La Carta, come si può immaginare, ha suscitato un dibattito acceso e reazioni molto diverse tra le diverse forze sociali e nei cittadini. C'è chi vi vede un mezzo per ridare speranza a tutta la nazione algerina, spezzando il circolo vizioso della ricerca ostinata delle responsabilità, che originerebbe ancora rancori, odi, vendette. L'applicazione della Carta è vista come unico mezzo per uscire dalla crisi. C'è chi si oppone e chi esprime indignazione, anche perché riappaiono sulla scena pubblica personaggi tristemente noti durante il periodo del terrorismo.

Tra le forze pubbliche e le dichiarazioni da una parte e dall'altra, si dibatte la coscienza del cittadino, che si chiede fino a che punto è giusto perdonare...

Algeri, settembre 2005