Da "Tu non uccidere" di don Primo Mazzolari
50 anni di nonviolenza
50 anni di nonviolenza
«Opus justitiae pax!». Così realisticamente la pace è vista dal profeta Isaia (32,17), non come un sogno narcissico, ma come un prodotto della giustizia. Il Messia sarà il pacificatore, colui che sopprimerà il muro di divisione tra il popolo eletto e i popoli reprobi, il riconciliatore. «E sarà chiamato col nome di principe della pace: il suo impero crescerà, e la pace non avrà più fine» (9,6).
E Michea precisa: «Egli sarà arbitro tra molti popoli, e imporrà leggi a potenti e remote nazioni. E trasformeranno le loro zappe in vomeri, e le loro aste in zappe; e non impugneranno più, popolo contro popolo, le armi, e non si addestreranno più a maneggiare le armi» (4,3).
Con questa visione e con queste aspirazioni, i profeti chiedono al Signore: «Disperdi le nazioni che vogliono la guerra» (Salmo 67).
«Cristo è la nostra pace...», venuto «a recare il buon annunzio di pace», dice san Paolo ai romani, gente di guerra. La sua rivoluzione è la scoperta del fratello, fatta con la carità; e frutto della carità è la pace. La sua legge è il perdono: e il perdono tronca gli impulsi di guerra. La guerra denuncia, in chi la promuove, un ateismo effettivo, una ribellione a Dio.
Una delle beatitudini evangeliche suona: «Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio». I pacifici sono i facitori di pace: ché la pace si fa, si produce. Il cristiano è un produttore di pace, che ricostruisce indefinitamente nel tessuto dei secoli: e cioè ricostituisce senza tregua la vita, facendo «guerra alla guerra» come dice Pio XII, per combattere il suo nemico, che è la morte. I facitori di pace saranno figli di Dio. I facitori di guerra saranno figli di Satana, che le Scritture chiamano «omicida».
Dove vale il Vangelo, regna la pace, negli individui e nelle nazioni; dove si scatena la guerra, il Vangelo è violato, anche se teologi pavidi o ingenui o prezzolati abbiano sfigurato talora le parole di Cristo per legittimare il carnaio.
Non-violenza è come dire: «no» alla violenza.
È un rifiuto attivo del male, non un'accettazione passiva. La pigrizia, l'indifferenza, la neutralità non trovano posto nella non-violenza, dato che alla violenza non dicono né sì né no.
La non-violenza si manifesta nell'impegnarsi a fondo.
La non-violenza può dire con Gesù: «Non sono venuto a portare la pace ma la spada».
Lo scaltro, che adula il tiranno per trarne profitto e protezione, o per tendergli una trappola, non rifiuta la violenza bensì gioca con essa al più furbo.
La scaltrezza è violenza, doppiata di vigliaccheria ed imbottita di tradimento.
La non-violenza è al polo opposto della scaltrezza: è un atto di fiducia dell'uomo e di fede in Dio, è una testimonianza resa alla verità fino alla conversione del nemico.
Lo sappiamo. Ma anche quelli che governano il paese dove nacque Gesù erano stranieri, crudeli, pagani: pensate alle migliaia di fanciulli che in Giudea furono sgozzati, d'ordine di Erode, appena nato Gesù.
La dominazione era crudele. Più ancora forse della dominazione comunista, ma Gesù non si è rivoltato, si è completamente sottomesso alla forza.
Lo spirito di pace e di giustizia, lo spirito di verità e di giustizia sono un unico e medesimo spirito.
Quindi, anche per un uomo di pace, il reale non solo è male, ma ancora più concretamente male, perché, oltre il momento dottrinale, esso intacca l'uomo reale, rendendogli difficile il vivere e il convivere.
dichiarazione di condanna del male;
opposizione al male, non agli uomini che lo commettono;
disposizione a pagare, e non a far pagare la nostra condanna e la nostra opposizione al male.
Tale comportamento fa cadere la maschera idealistica dell'egoismo, che è il vero movente di ogni violenza,
Una volta caduta la maschera, la vittoria dello spirito albeggia, sia pure lontana.
Concilia i contrari nel principio; e perciò riconcilia gli uomini nella pratica.
1955