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Dossier Libano   versione testuale

Il Libano (Lubnān in arabo) è uno Stato del Vicino Oriente che si affaccia sul settore orientale del Mare Mediterraneo. Il Libano confina a nord e ad est con la Siria e a sud con Israele. Rimane aperto il contenzioso sullo status delle fattorie di Sheba'a, a ridosso del confine che si trovano attualmente sotto controllo israeliano. La superficie del Libano è di 10.452 km quadrati. Popolazione: 3.760.000 Pil: 3.990 $/pro capite Religione. Musulmani 55% ( di cui 34% sciiti e 21% sunniti)) Cristiani 37 % (di cui 20 % maroniti) Drusi 7% Le percentuali sono stimate, perché l'ultimo censimento data del 1932. Tre milioni di libanesi sono espatriati, due terzi dei quali sono cristiani. La capitale è Beirut. Le attività economiche principali sono i servizi bancari e finanziari, tradizionalmente sostenuti da un regime economico libero-scambista e competitivo, e il turismo.

Cenni storici
Abitato dall'antica popolazione dei Fenici, navigatori e commercianti che inventarono l'alfabeto, il Libano fu successivamente dominato da egizi, e poi da babilonesi, assiri, greci, romani, arabi fino ai francesi nel secolo scorso.
Il 634 dopo Cristo segna la data della conquista araba e dell'espandersi dell'islam con rapporti alternati fra convivenza e aperta ostilità con il cristianesimo già affermato. Verso il '900 si stabiliscono in Libano i cristiani seguaci di San Marone, un eremita che nelle dispute teologiche di quei secoli rimase unito alle decisioni dei concili della Chiesa di Roma. È da allora che i cattolici libanesi appartengono in larga maggioranza al rito maronita. In quest'epoca nascono anche i drusi, una setta esoterica fondata da al Darazi e che si rifà a una lettura sincretistica della Bibbia, del Vangelo, del Corano, ma anche ai filosofi greci classici.
Nell'XI secolo inizia l'epoca delle crociate, e il Libano conserva ancora le tracce del passaggio nelle numerose chiese costruite in quel periodo. La riconquista musulmana successiva (i turchi ottomani) lascia comunque una qualche libertà ai vari signori locali e anche i maroniti mantengono una certa influenza. Alla metà del 1800 il Libano comincia a risentire della progressiva debolezza dell'impero ottomano a cui appartiene e delle contemporanee mire delle potenze occidentali, Francia e Inghilterra, di approfittarne, ognuna a proprio vantaggio. Questa competizione determinò un periodo di disordini, culminato nel 1860 con l'eccidio di 22.000 Maroniti ad opera dei drusi. La carneficina fu fermata a Damasco per opera dell'emiro algerino Abd-el-Kader, l'eroe della resistenza contro i francesi. L'emiro era stato esiliato in quella città dai francesi, ma fermò il massacro dei cristiani. Pio IX lo ringraziò pubblicamente.
Il Libano, anche su pressione francese, ottiene una certa autonomia dagli ottomani nel 1861, ma entro confini più ridotti degli attuali. Fino alla prima guerra mondiale i maroniti comunque lotteranno per garantirsi maggiore libertà nell'ambito del morente impero ottomano anche in funzione di un rinnovarsi (la Nahda) della cultura araba influenzata dalle idee liberali dell'Europa. L'impero ottomano, alleato dell'Austria/Germania nella Grande Guerra, fu sconfitto e smembrato.
Nel 1920 nacquero la Turchia attuale, l'Iraq, la Siria, che comprendeva all'inizio anche il Libano e la Palestina. Ma la Francia "stacca" il Libano dalla Siria già in settembre e ne dichiara l'indipendenza, pur sotto mandato francese. Le entità religiose sono affermate come elemento fondamentale anche nella costituzione e si procede a una divisione delle cariche istituzionali su base religiosa, sistema tuttora in vigore.
Il desiderio di una maggiore indipendenza dalla Francia si scontrava con analoghi sentimenti nazionalisti della Siria, che pure subiva lo stesso mandato, ma che pretendeva di annettersi il Libano. Il mandato francese comunque termina nel 1941, e nel 1943, dopo alterne vicende, nasce con il "Patto Nazionale" la cosiddetta "formula libanese", una delicata miscela in cui le comunità religiose (in tutto 17 confessioni riconosciute) rinunciavano sia alla tutela europea che alla umma islamica: "Né oriente né occidente" e accettavano una distribuzione delle cariche pubbliche su base religiosa. Va tenuto presente che i cristiani e i musulmani avevano all'incirca lo stesso peso numerico e rappresentavano quasi la totalità della popolazione.
Nel 1948, nella parte del Medio Oriente sottoposta a mandato britannico, nasce Israele. Ed è il nuovo grande choc nella regione. La guerra che subito nasce fra arabi e israeliani influenza il Libano perché accoglie 120.000 profughi palestinesi. La vita politica del Libano nel ventennio successivo è molto complessa e si destreggia tra altre tensioni interne e internazionali.
Nel 1950, rottura doganale con la Siria; nel 1951, uccisione del primo ministro; nel 1956 nazionalizzazione del canale di Suez e conseguenti maggiori legami con gli Usa; insurrezione interna nel 1958 contro il presidente Chamoun e successivo sbarco dei marines nel 1958. Con il successore, Chehab, più nazionalista, crescono le tensioni con la Siria fino a scontri di confine nel 1963.
La guerra dei sei giorni nel 1967 porta a 400.000 il numero dei rifugiati palestinesi, alterando l'equilibrio etnico così importante nel Libano. I palestinesi, poi, usano il Libano per organizzare la rivincita contro Israele (sono gli anni dell'Olp di Arafat). Questo crea tensioni e nel 1969 scontri fra gli stessi palestinesi e i libanesi (con migliaia di arrestati), e minacce di intervento della Siria e di Israele.
Nel 1970, nel famoso "settembre nero", la Giordania ferma le attività dell'Olp nel suo territorio: migliaia di palestinesi sono uccisi dalle truppe giordane e altre ondate di profughi si muovono verso il Libano, raggiungendo la quota di 500.000 persone.
Nel 1973 guerra del Kippur, ma continuano gli scontri tra palestinesi e l'esercito libanese che non riesce a controllare il territorio abitato dai profughi. Il 13 aprile del 1975 un attentato contro un leader politico libanese è la miccia che scatena i due schieramenti: da una parte i gruppi che appoggiano i palestinesi, dall'altra chi è contro, prevalentemente i partiti cristiani. Massacri, sequestri, distruzione, collasso economico sono le tragiche conseguenze. Di un conflitto che durerà 15 anni.
Nel giugno 1976 militari siriani entrano in Libano, formalmente contro i palestinesi, e con l'appoggio della Lega araba. Nel 1978 gli israeliani invadono il sud del Libano, mentre nell'interno del Paese il fronte cristiano si divide. Come pure quello musulmano. È ormai la guerra di tutti contro tutti mentre la Siria accresce la zona sotto suo controllo.
Nel 1980 appaiono le prime milizie sciite, gli Hezbollah, che si rifanno alla rivoluzione iraniana di Khomeiny. Nel 1982 l'esercito israeliano inizia in Libano l'operazione "pace in Galilea" e arriva fino a Beirut. I bombardamenti in questa città provocheranno da giugno ad agosto quasi 30.000 morti. La barbarie continua il 18 settembre, quando milizie libanesi alleate di Israele compiono il massacro nei campi palestinesi di Sabra e Chatila. Un'orribile carneficina di centinaia di persone, fra cui molte donne e bambini, uccisi a sangue freddo. L'indignazione mondiale colpisce il governo israeliano che alla fine blocca l'operazione.
Nel 1982 una Forza multinazionale arriva in Libano nel tentativo di normalizzare la situazione, ma non evita il massacro di 2.000 cristiani nello Chouf, con duecentomila sfollati e la ripresa degli scontri in tutto il Paese. I primi attentati suicidi contro i marines (241 morti) e i francesi (88 morti) causano il ritiro della Forza.
Gli scontri incrociati continuano fino alla tregua dell'ottobre 1989, quando venne firmato l'Accordo di Taif, ma riprendono nel 1990, anche fra fazioni cristiane. A maggio, Giovanni Paolo II, che spesso aveva espresso il suo dolore per il Libano, chiede una tregua, che viene per breve tempo rispettata.
Il 2 agosto 1990 l'Irak invade il Kuwait. Gli Usa, per acquistare l'appoggio della Siria in chiave anti Iraq, le lasciano campo libero in Libano. Nell'ottobre del '90 altri bombardamenti e massacri e predominio incontrastato della Siria nel governo libanese, predominio reso istituzionale anche da accordi successivi. Continua, intanto, l'occupazione israeliana nelle regioni del sud,
(850 km) che saranno abbandonate da Israele solo nel 2000.
Il conflitto aperto finisce e le vittime di 15 anni di guerra saranno almeno 150.000. I siriani si ritirano nel 2005, ma la precarietà ritorna proprio con l'assassinio del presidente Hariri nel mese di febbraio.

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