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Martedì 13 Maggio 2014
Migrazioni: priorità per l'Europa, oltre la sovranità    versione testuale

 
"Risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta, non si ripeta per favore». Sono rimaste inascoltate purtroppo le parole di papa Francesco pronunciate lo scorso 8 luglio in occasione della sua visita a Lampedusa. La sua denuncia della "globalizzazione dell'indifferenza" è stata condivisa a parole, ma non ha prodotto cambiamenti. Dopo esserci trovati di nuovo a piangere di fronte all'ennesima "strage vergognosa" in mare avvenuta tra il 12 e 13 maggio a 100 miglia da Lampedusa, continuiamo ad assistere a sbarchi di centinaia di migranti in cerca di futuro.
Sabato 31 maggio sono giunti 270 eritrei a bordo della motovedetta della Guardia Costiera e sono stati trasbordati al molo Favarolo. Lì hanno ricevuto i primi soccorsi anche dal parroco, dagli oeratori della Caritas parrocchale e dagli operatori della Caritas di Tricarico presenti sull'isola presso il Centro Caritas-Migrantes (vedi comunicato e video). Questa volta non ci sono stati morti, e ancora una volta Lampedusa ha dato prova di accoglienza, ma la situazione è sempre meno gestibile.
 
Don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, in occasione del recente naufragio aveva ripetuto che "è una sconfitta di tutti e di ciascuno", perché  "bisognerebbe mettere sempre in primo piano la vita di ognuno e il pieno rispetto dei diritti umani". Dal canto suo il Presidente di Caritas Italiana, S.E. Mons. Giuseppe Merisi denuncia la fatica di una politica comune, "perché a dettare le politiche dell’immigrazione in ambito europeo, sono ancora rigorose logiche di difesa della sovranità. Anche le ultime emergenze mostrano come la tensione tra la necessità di proteggere coloro che il diritto internazionale ci impone di accogliere e tutelare e la difficoltà di implementare sistemi di accoglienza e tutela sostenibili ed omogenei, crea una zona grigia nella quale si trovano a vagare, sempre più numerosi, i profughi che giungono sulle nostre coste. Spesso purtroppo trovando la morte" (vedi editoriale su Italia Caritas maggio 2014). 
 
Visto che neanche Mare Nostrum è sufficiente, c'è da capire qual è il dispositivo necessario da mettere in atto per salvare la vita a queste persone. Le tragedie di questi giorni ci danno la dimensione del fenomeno: ci fanno capire la forte spinta da questi paesi, di persone in fuga da guerre e violenze.  Occorre una "riflessione di sistema", sia a livello europeo che tra il vecchio continente e i paesi africani. Oltre a Mare Nostrum, in tempi brevi è però difficile poter pensare ad altro. C'è solo da ragionare su come garantire a chi riesce ad arrivare sulle nostre coste in questi mesi un'accoglienza dignitosa. Da un lato dunque serve - come chiesto lo scorso 27 marzo in una lettera aperta da Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), ARCI, Caritas Italiana e Fondazione Migrantes - un tavolo di confronto per definire in tempi rapidi, un piano nazionale di accoglienza e integrazione. Non è accettabile che una questione come quella dell’arrivo dei rifugiati sul nostro territorio debba essere affrontata come se fosse un’eterna emergenza. Dall'altro lato occorre che vi sia una chiara volontà politica non solo da parte dell'Italia, ma da parte di tutti i paesi europei.
 
Anche per questo il 14 maggio si è svolto un incontro al Viminale con il Sottosegretario Manzione e il prefetto Compagnucci, vice capodipartimento Libertà civili del Ministero dell’Interno, a cui hanno partecipato Caritas Italiana e ARCI (leggi il comunicato congiunto).