3. Identità interculturali   versione testuale
 
L’identità rappresenta il patrimonio formato dalle norme di condotta, dai valori e dagli usi che uniscono gruppi umani. È una sorta di patto di lealtà interna con confini ben precisi. 
 
Per questo motivo, le migrazioni- contribuendo a creare un contesto culturalmente variegato- sono percepite come minacce all’affermazione della propria identità. Esse portano con sé la sfida dell’alterità ossia la conoscenza dell’altro, di ciò che è diverso.
      
In realtà tutti noi siamo parte di un “etnorama”: il panorama di persone, turisti, immigrati, rifugiati, lavoratori che si muovono costantemente e che concorrono alle continue trasformazioni sociali. Queste trasformazioni, quindi, sono fisiologiche e non sono recenti, ma fanno parte della storia dell’uomo. Siamo già somma e sintesi di diverse culture. Una delle manifestazioni più chiare di questa commistione è il linguaggio, in quanto primo contatto culturale e strumento di adattamento ai nuovi contesti nelle società globali.
 
Da ciò si deduce che non è in atto una rinuncia alla propria identità, ma siamo parte di un processo antico e in continuo divenire in cui il riconoscimento delle differenze crea uno scambio virtuoso, che si fonda sulla possibilità di apprendere nuove culture senza rinunciare alla propria. Il riconoscimento, dunque, si accompagna alla riconoscenza: ognuno è un dono, un’opportunità per l’altro. 
 
Don Tonino Bello a tal riguardo ha parlato di “convivialità delle differenze”: «La pace cos’è? È convivialità delle differenze. È mettersi a sedere alla stessa tavola fra persone diverse, che noi siamo chiamati a servire».