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Comunicato stampa (05/08/2020 - .pdf)
Mercoledì 5 Agosto 2020
“Auspico che, con l’impegno convergente di tutti i responsabili politici ed economici, si rilanci il lavoro: senza lavoro le famiglie e la società non possono andare avanti”. Con queste parole Papa Francesco durante l’Angelus di domenica scorsa 2 agosto ha evidenziato quello che “è e sarà un problema della post-pandemia: la povertà, la mancanza di lavoro”, sottolineando che “ci vuole tanta solidarietà e tanta creatività per risolvere questo problema”.
La questione del lavoro appare sempre più prioritaria e urgente, soprattutto là dove l’economia è informale e dipendente dal mercato globale, dove mancano sistemi di protezione sanitaria e sociale. Siamo tutti legati nel mercato internazionale in filiere produttive e commerciali. Ma sono gli anelli più deboli della catena quelli che pagano le maggiori conseguenze del lockdown. Sono pochi i settori che in qualche modo si salvano: quello dell’alimentazione, che serve alla vita, e quello delle armi, che producono morte.
Gli impatti del Covid sul mondo del lavoro hanno aumentato le discriminazioni e le disuguaglianze, tra gli stessi lavoratori. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro i più colpiti sono chi lavora per conto terzi nelle catene di fornitura, i piccoli e micro-imprenditori con i lavoratori senza protezioni e compensazioni pubbliche. Poi le donne, i giovani lavoratori, le cui prospettive occupazionali sono più sensibili alle fluttuazioni della domanda, e i lavoratori più anziani, che anche in tempi normali hanno difficoltà a trovare opportunità di lavoro dignitoso e sono ora gravati da un ulteriore rischio per la salute. Infine i rifugiati e lavoratori migranti, specialmente quelli impegnati come lavoratori domestici e quelli che lavorano nell'edilizia, nell'industria manifatturiera e nell'agricoltura.
In molti Stati africani, ma anche asiatici e latinoamericani, la situazione dei piccoli imprenditori e dei lavoratori del settore informale è grave perché mancano sussidi per far fronte alla crisi. Nella sola Africa si calcola che siano oltre 150 milioni i posti di lavoro a rischio nelle imprese informali impegnate in settori ad alta esposizione al Covid. La crisi acuisce le ingiustizie e può far crescere le tensioni. Ancora una volta è con la cooperazione e un sistema economico giusto e che protegge i lavoratori, che si dovrebbe rispondere. La pandemia è solo una grande tragedia, tuttavia potrebbe essere l’occasione per imparare alcune lezioni fondamentali: trasformare le relazioni economiche e sociali in nuove opportunità di coesione e pace, ad iniziare dal mondo del lavoro con solidarietà e creatività.
Sul sito della Campagna www.insiemepergliultimi.it, accanto a materiali di approfondimento e riflessione su questo tema, vengono proposti interventi nelle varie aree del mondo delle Caritas e dei soci FOCSIV.
La campagna si avvale della partnership di AgenSIR, Agenzia DIRE, L’Osservatore Romano, Avvenire, Famiglia Cristiana, FISC – Federazione Italiana Settimanali Cattolici, TV2000, Radio INBlu, Radio Vaticana, Vatican News e di Banca Etica come partner finanziario.
La questione del lavoro appare sempre più prioritaria e urgente, soprattutto là dove l’economia è informale e dipendente dal mercato globale, dove mancano sistemi di protezione sanitaria e sociale. Siamo tutti legati nel mercato internazionale in filiere produttive e commerciali. Ma sono gli anelli più deboli della catena quelli che pagano le maggiori conseguenze del lockdown. Sono pochi i settori che in qualche modo si salvano: quello dell’alimentazione, che serve alla vita, e quello delle armi, che producono morte.
Gli impatti del Covid sul mondo del lavoro hanno aumentato le discriminazioni e le disuguaglianze, tra gli stessi lavoratori. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro i più colpiti sono chi lavora per conto terzi nelle catene di fornitura, i piccoli e micro-imprenditori con i lavoratori senza protezioni e compensazioni pubbliche. Poi le donne, i giovani lavoratori, le cui prospettive occupazionali sono più sensibili alle fluttuazioni della domanda, e i lavoratori più anziani, che anche in tempi normali hanno difficoltà a trovare opportunità di lavoro dignitoso e sono ora gravati da un ulteriore rischio per la salute. Infine i rifugiati e lavoratori migranti, specialmente quelli impegnati come lavoratori domestici e quelli che lavorano nell'edilizia, nell'industria manifatturiera e nell'agricoltura.
In molti Stati africani, ma anche asiatici e latinoamericani, la situazione dei piccoli imprenditori e dei lavoratori del settore informale è grave perché mancano sussidi per far fronte alla crisi. Nella sola Africa si calcola che siano oltre 150 milioni i posti di lavoro a rischio nelle imprese informali impegnate in settori ad alta esposizione al Covid. La crisi acuisce le ingiustizie e può far crescere le tensioni. Ancora una volta è con la cooperazione e un sistema economico giusto e che protegge i lavoratori, che si dovrebbe rispondere. La pandemia è solo una grande tragedia, tuttavia potrebbe essere l’occasione per imparare alcune lezioni fondamentali: trasformare le relazioni economiche e sociali in nuove opportunità di coesione e pace, ad iniziare dal mondo del lavoro con solidarietà e creatività.
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Per donare con bonifico o bollettino postale:
BONIFICO BANCARIO
intestato a: FOCSIV Campagna Focsiv-Caritas
IBAN IT87T0501803200000016949398
C/C POSTALE
n° 47405006
intestato a: FOCSIV
Causale: FOCSIV-CARITAS ITALIANA – Insieme per gli ultimi
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