Giovedì 29 Marzo 2018
«La luce a poco a poco scaccerà il buio»: così papa Francesco, nel Messaggio per la Quaresima, ricorda il suggestivo rito dell’accensione del cero pasquale. Un invito a «rivivere l’esperienza dei discepoli di Emmaus: ascoltare la parola del Signore e nutrirci del Pane eucaristico», per consentire «al nostro cuore di tornare ad ardere di fede, speranza e carità».
Appena risorto Gesù si mette in movimento e chiede ai suoi di mettersi per strada. Il profumo della Pasqua deve diffondersi, deve riempire cuori e luoghi. La sua gioia è frizzante, la sua proposta è provocante, la sua presenza è inquietante. Dobbiamo aiutarlo a uscire dal sepolcro, e insieme a Lui andare là dove ci sono ferite aperte.
Il nostro “abitare la comunità” non si può ridurre alla sequela di un Dio che vive nei luoghi sicuri, che conforta, che c’è per il nostro quieto vivere. Ci deve invece spingere oltre noi stessi, in ascolto dei gemiti inespressi di chi ha bisogno di sentire la tenerezza di Dio dovunque si trovi e qualunque sia la sua condizione, soprattutto se questa richiede un’attenzione speciale, perché segnata da un bisogno particolare.
Non è facile, in un tempo in cui sembra dilagare una cultura della violenza che semina morte, alimenta odio e scontri, minaccia l’idea stessa di comunità. Ma proprio questo è il momento in cui nessuno può restare alla finestra. Dobbiamo accettare il rischio di un Dio che dice no alla morte e lasciarci coinvolgere nella sua avventura d’amore, senza continuare a separare, con una leggerezza niente affatto evangelica, i poveri dai sacramenti.
Buona Pasqua!
Appena risorto Gesù si mette in movimento e chiede ai suoi di mettersi per strada. Il profumo della Pasqua deve diffondersi, deve riempire cuori e luoghi. La sua gioia è frizzante, la sua proposta è provocante, la sua presenza è inquietante. Dobbiamo aiutarlo a uscire dal sepolcro, e insieme a Lui andare là dove ci sono ferite aperte.
Il nostro “abitare la comunità” non si può ridurre alla sequela di un Dio che vive nei luoghi sicuri, che conforta, che c’è per il nostro quieto vivere. Ci deve invece spingere oltre noi stessi, in ascolto dei gemiti inespressi di chi ha bisogno di sentire la tenerezza di Dio dovunque si trovi e qualunque sia la sua condizione, soprattutto se questa richiede un’attenzione speciale, perché segnata da un bisogno particolare.
Non è facile, in un tempo in cui sembra dilagare una cultura della violenza che semina morte, alimenta odio e scontri, minaccia l’idea stessa di comunità. Ma proprio questo è il momento in cui nessuno può restare alla finestra. Dobbiamo accettare il rischio di un Dio che dice no alla morte e lasciarci coinvolgere nella sua avventura d’amore, senza continuare a separare, con una leggerezza niente affatto evangelica, i poveri dai sacramenti.
Buona Pasqua!
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