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Giovedì sera, 22 giugno, il Duomo di San Pietro, a Modica, era gremito di giovani, soprattutto ventenni. Ragazzi profondamente attratti dalla figura di don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana. Fatto rivivere da Luigi D’Elia nel monologo teatrale “Cammelli a Barbiana”.

«I giovani – spiega Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana di Noto – si potevano rispecchiare in un carattere ribelle che però era solo l’altra faccia dell’autenticità che ha accompagnato tutti i passaggi della vita di Milani. Con un misterioso salto nella fede che lo spinge a farsi prete, senza bisogno che questa fede sia detta con altre parole che non siano la vita. Una vita lucida nell’attenzione ai grandi processi storici a cui Milani ha corrisposto con quel fare scuola legato non a un metodo o a una tecnica, ma all’esserci: scuola che diventa già a Calenzano l’ottavo sacramento, il dare parola per fare uguaglianza.
   
E a Barbiana, dove l’ostilità ecclesiastica che lo accompagnerà fino alla fine lo manda in esilio, la scuola diventa forte e liberante "relazione" con i suoi ragazzi. Scuola in cui si parte dall’ultimo, scuola in cui si impara a mirare alto e si riconquista la parola che fa uguali. Scuola che contesta la selezione con cui le scuole si trasformano in ospedale che cura i sani e respingono i malati. Pugno nello stomaco, dinamiche che scuotono il torpore e ravvivano il fuoco».