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Mercoledì 23 Dicembre 2015
In questo Anno Santo, accogliamo l’invito di Papa Francesco ad aprire il cuore verso quanti vivono in situazioni di precarietà e di sofferenza. La Chiesa, con le Caritas in prima linea, svolge un lavoro quotidiano per il bene comune, fatto di incontro, ascolto, accoglienza, tutela delle persone e delle famiglie.
Nel Rapporto "Povertà plurali", pubblicato lo scorso ottobre, sono eloquenti i dati delle risposte messe in atto a livello ecclesiale, tra cui gli oltre 6 milioni di pasti nelle 353 mense diocesane e i 1.169 progetti diocesani anti-crisi per famiglie e piccole imprese. Inoltre, diocesi e parrocchie, famiglie e comunità religiose, accolgono migliaia di migranti in diverse strutture. Accanto al dovere dell’accoglienza, occorre ricordare – come sottolineato nel vademecum elaborato di recente dai vescovi italiani – «le cause del cammino e della fuga dei migranti che arrivano nelle nostre comunità: dalla guerra alla fame, dai disastri ambientali alle persecuzioni religiose». Permettere a chi soffre di restare nella propria terra significa dunque ridefinire modalità e priorità per lo sviluppo complessivo del pianeta garantendo a tutti i diritti fondamentali per una vita dignitosa.
Da qui l’impegno delle Chiese in Italia a sostenere nell’anno giubilare 1.000 microrealizzazioni nei Paesi di provenienza dei migranti. Per Caritas è uno sprone a rilanciare i microprogetti avviati in oltre 300 diocesi, proseguendo nel contempo gli interventi nelle molteplici aree di crisi. Come ad esempio i gemellaggi a favore di 13 mila famiglie di profughi cristiani nelle diocesi di Dohuk e Erbil, dove il segretario generale della Cei, S.E. Mons. Galantino ed io, siamo ritornati ad inizio dicembre restando in ascolto di storie e volti.
Ad ognuno di noi il Signore chiede proprio questo: metterci davanti alle piaghe dell’umanità in un ascolto ricco di silenzio e preghiera, con sguardo attento alla Parola e alla storia. BUON NATALE!
don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana
Nel Rapporto "Povertà plurali", pubblicato lo scorso ottobre, sono eloquenti i dati delle risposte messe in atto a livello ecclesiale, tra cui gli oltre 6 milioni di pasti nelle 353 mense diocesane e i 1.169 progetti diocesani anti-crisi per famiglie e piccole imprese. Inoltre, diocesi e parrocchie, famiglie e comunità religiose, accolgono migliaia di migranti in diverse strutture. Accanto al dovere dell’accoglienza, occorre ricordare – come sottolineato nel vademecum elaborato di recente dai vescovi italiani – «le cause del cammino e della fuga dei migranti che arrivano nelle nostre comunità: dalla guerra alla fame, dai disastri ambientali alle persecuzioni religiose». Permettere a chi soffre di restare nella propria terra significa dunque ridefinire modalità e priorità per lo sviluppo complessivo del pianeta garantendo a tutti i diritti fondamentali per una vita dignitosa.
Da qui l’impegno delle Chiese in Italia a sostenere nell’anno giubilare 1.000 microrealizzazioni nei Paesi di provenienza dei migranti. Per Caritas è uno sprone a rilanciare i microprogetti avviati in oltre 300 diocesi, proseguendo nel contempo gli interventi nelle molteplici aree di crisi. Come ad esempio i gemellaggi a favore di 13 mila famiglie di profughi cristiani nelle diocesi di Dohuk e Erbil, dove il segretario generale della Cei, S.E. Mons. Galantino ed io, siamo ritornati ad inizio dicembre restando in ascolto di storie e volti.
Ad ognuno di noi il Signore chiede proprio questo: metterci davanti alle piaghe dell’umanità in un ascolto ricco di silenzio e preghiera, con sguardo attento alla Parola e alla storia. BUON NATALE!
don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana
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