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Giovedì 9 Luglio 2015
Grecia: in questi giorni si decide il destino di un paese, la Grecia, ma soprattutto di milioni di persone, i greci, che versano in condizioni di grave difficoltà economica, abitativa, sanitaria. Una situazione di grave impoverimento generale, le cui conseguenze ricadono principalmente su giovani e bambini, come già evidenziato da Caritas Italiana nel Dossier “Gioventù ferita” (vai alla sezione). L’Europa è ad un bivio.
Caritas Europa, come partner della Social Platform che riunisce 48 network europei per promuovere giustizia sociale e partecipazione democratica, ha firmato una lettera indirizzata ai Capi di Stato e di Governo, ai vertici delle Istituzioni Europee e del Fondo Monetario Internazionale (vedi il testo integrale).
"Domenica - si legge nella lettera - prenderete un'importante decisione sul futuro dell'Europa. Alla base dei negoziati vi chiediamo di mettere i comuni valori dell'Unione Europea dei diritti umani e della solidarietà". "L'emergenza sociale in Grecia non deve essere lasciata nelle mani dei soli Ministri delle Finanze" proseguono i firmatari che poi aggiungono "Mentre continuiamo a rispondere ai bisogni immediati delle fasce più vulnerabili, chiediamo cambiamenti sociali che nel lungo termine consentano di valorizzare il potenziale di tutti nelle nostre società".
Caritas Italiana intanto rilancia proposte e iniziative solidali (vedi www.gemellaggisolidali.it) e nei giorni scorsi in un comunicato aveva già messo in evidenza come, a 100 anni dalla grande Guerra, a 70 dalla fine della II guerra mondiale, dopo i milioni di morti e feriti e i disastri di allora, ancora oggi la classe politica del vecchio continente non sa trovare soluzione alle drammatiche crisi che stanno minando le basi dell’Unione Europea: la crisi economica in Grecia, la guerra in Ucraina, l’emergenza profughi.
La risposta alla crisi ha ignorato “l’Europa sociale” e ha segnato l’inizio dello smantellamento di molti di quei meccanismi che finora avevano protetto le fasce più vulnerabili della popolazione. Il degrado o la scomparsa della solidarietà ha prodotto il dilagare di egocentrismi, la perdita del senso dell’interesse collettivo. I ricchi sono diventati più ricchi, e i poveri sempre più poveri. Si è persa l’occasione, come sottolinea il Papa nell’ Enciclica Laudato si' “per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici”. Bisogna tornare a guardare al benessere di una comunità nel suo complesso; c’è bisogno di un’alternativa all’approccio attuale, nella quale la coesione e l’inclusione sociale assumano un ruolo altrettanto significativo rispetto alla dimensione economica. Occorre riattivare la solidarietà, tra popoli, paesi, città e persone.
Bisogna rafforzare la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana e non c’è spazio per la globalizzazione dell’indifferenza. Non è ammissibile che una nazione europea non abbia la solidarietà degli altri stati europei; vuol dire che l’Europa non è una comunità. Non è in gioco il destino della Grecia ma quello dell’intera Europa.
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