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Lunedì 3 Novembre 2014
«La comunità internazionale metta in atto ogni necessario sforzo per debellare questo virus e ad alleviare concretamente i disagi e le sofferenze di quanti sono così duramente provati. Vi invito a pregare per loro e di quanti hanno perso la vita». Così Papa Francesco, nell’udienza generale di mercoledì 29 ottobre scorso, ha ricordato il dramma che stanno ancora vivendo molti paesi africani.
Caritas Italiana si unisce all’appello e alla preghiera del Papa per le vittime dell’ebola e intensifica il suo impegno in appoggio ai piani di risposta alla crisi delle Caritas e di altre organizzazioni caritative e sanitarie della Chiesa in Guinea, Sierra Leone e Liberia. In particolare in Liberia, oggi il paese più colpito dall’epidemia, la Caritas locale, con il sostegno della rete Caritas internazionale tra cui Caritas Italiana, ha lanciato un vasto programma di sensibilizzazione delle comunità, di fornitura di kit igienico sanitari, sostegno psicologico e assistenza alimentare a oltre 3.000 famiglie in quarantena. Intervento che si unisce al'incessante sforzo in Sierra Leone e in Guinea dove Caritas ha in atto piani di risposta e di prevenzione su tutto il territorio.
Sull'emergenza in corso Caritas Internationalis ha programmato una conferenza stampa per il 4 novembre a Roma (Piazza San Calisto, ore 14:00), cui saranno presenti monsignor Robert J. Vitillo, Consigliere speciale per la Sanità di Caritas Internationalis, tornato recentemente dalla Liberia , padre Peter Konteh della Caritas Freetown in Sierra Leone (in video via Skype) , il dottor Timothy Flanigan, professore di Malattie Infettive alla Brown University School of Medicine, che è stato in Liberia il mese scorso.
Lo scorso 21 ottobre a Roma, presso la Casa Generalizia dei Religiosi Camilliani, si è svolta poi la tavola rotonda "Fratelli d'ebola. In ascolto delle comunità più colpite", promossa da varie associazioni e ONG attive nei paesi africani colpiti dall'epidemia di Ebola. I promotori di questa iniziativa, nata "per dare spazio alle voci di chi vive e opera a fianco delle comunità locali e per lanciare un appello univoco al fine di aumentare l'attenzione e la consapevolezza su questa emergenza", sono: Associazione Volontari DOKITA onlus, Caritas Italiana, Camilliani, Fatebenefratelli – Ordine Ospedaliero S.Giovanni di Dio, CUAMM - Medici con l'Africa , Focsiv - Volontari nel mondo, Fondazione AVSI – ONG ONLUS, Giuseppini del Murialdo, Missionari Saveriani, Salesiani di don Bosco e VIS- Volontariato Internazionale per lo Sviluppo.
Durante la tavola rotonda è stato anche diffuso un Dossier di approfondimento (.pdf) per aggiornare sulla situazione nei paesi colpiti e sulle azioni in corso da parte delle varie organizzazioni.
«La Chiesa - ricordano le 11 organizzazioni - è impegnata, sin dall’inizio della crisi, nella risposta a questa emergenza che non è solo sanitaria, ma umanitaria e che coinvolge Guinea, Liberia e Sierra Leone, tre dei paesi più poveri al mondo». «Le conseguenze legate all’epidemia sono infatti molteplici e non si fermano alle ormai migliaia di morti: sanità, sicurezza alimentare, economia, relazioni sociali, discriminazioni, migliaia di bambini rimasti orfani sono alcuni dei problemi più gravi che vengono quotidianamente affrontati nelle grandi città come nei villaggi più piccoli e remoti colpiti dal virus», proseguono ancora.
I vari organismi di origine ecclesiale ricordano anche di essere «impegnati anche nell’assistenza alimentare alle famiglie colpite e ai bambini orfani, nel sostegno psicologico post-trauma così come nell’identificazione dei casi sospetti e nella loro cura attraverso ospedali e centri specializzati il cui personale ha pagato un prezzo molto elevato in vite umane» e per questo «rafforzano il loro impegno e richiamano l’attenzione su questa crisi», ricordando anche come oltre che per Ebola in Africa oggi si muore ancora «per malaria, di parto di fame e di ingiustizia».
«La Chiesa - ricordano le 11 organizzazioni - è impegnata, sin dall’inizio della crisi, nella risposta a questa emergenza che non è solo sanitaria, ma umanitaria e che coinvolge Guinea, Liberia e Sierra Leone, tre dei paesi più poveri al mondo». «Le conseguenze legate all’epidemia sono infatti molteplici e non si fermano alle ormai migliaia di morti: sanità, sicurezza alimentare, economia, relazioni sociali, discriminazioni, migliaia di bambini rimasti orfani sono alcuni dei problemi più gravi che vengono quotidianamente affrontati nelle grandi città come nei villaggi più piccoli e remoti colpiti dal virus», proseguono ancora.
I vari organismi di origine ecclesiale ricordano anche di essere «impegnati anche nell’assistenza alimentare alle famiglie colpite e ai bambini orfani, nel sostegno psicologico post-trauma così come nell’identificazione dei casi sospetti e nella loro cura attraverso ospedali e centri specializzati il cui personale ha pagato un prezzo molto elevato in vite umane» e per questo «rafforzano il loro impegno e richiamano l’attenzione su questa crisi», ricordando anche come oltre che per Ebola in Africa oggi si muore ancora «per malaria, di parto di fame e di ingiustizia».
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