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Mercoledì 24 Marzo 2021
Le proposte di legge   versione testuale

Man mano che l’anno di volontariato sociale si diffonde nelle diocesi, si fa strada l’idea di un riconoscimento giuridico di tale esperienza, anche alla luce di quanto avviene in paesi come la Germania, in cui l’Avs è regolato da una legge sin dal 1964. La Caritas Italiana sensibilizza alcuni parlamentari di area cattolica perché si facciano promotori di una simile iniziativa. Nel corso della IX legislatura (1983-1987) al Senato viene presentato il primo disegno di legge contenente “Norme per la promozione dell’anno di volontariato sociale”. L’iniziativa vede come prima firmataria Maria Paola Colombo Svevo a cui si aggiungono le firme di altri sette senatori, tutti della Democrazia Cristiana. Il primo articolo della proposta definisce l’Avs come “un anno di servizio volontario e gratuito a tempo pieno, vissuto comunitariamente, con scopo di solidarietà e di formazione personale, nello spirito dell’articolo 3 della Costituzione.” È aperto alle ragazze tra i 18 e i 30 anni, nonché ai ragazzi che siano stati esonerati dal servizio militare o che abbiano già adempiuto a tale obbligo. Lo svolgimento dell’Avs dà diritto, se il giovane è lavoratore dipendente, all’aspettativa con la maturazione dei contributi figurativi ai fini previdenziali. Inoltre, è coperto da assicurazione contro gli infortuni. Si prevede inoltre un’organizzazione regionalizzata dell’Avs: esso infatti si si svolge presso enti, associazioni, organismi iscritti in appositi albi regionali e che presentano alla regione, con cui stipulano una convenzione, un programma pluriennale di attività di servizio articolato in progetti annuali. Importanza assumono, infine, aspetti quali la condivisione del progetto, la formazione e la verifica periodica. Il disegno di legge viene presentato il 23 gennaio 1986 e assegnato alla Commissione Affari Costituzionali, dove si arena.
 
Nella X legislatura (1987-1992) un identico testo viene presentato, il 22 luglio 1987, al Senato dalla democristiana Anna Gabriella Ceccatelli insieme ad altri 11 senatori (S 250), mentre il 29 ottobre 1987, viene presentato alla Camera dei deputati (C 1813). Qui prima firmataria è l’on. Mariapia Garavaglia, della D.C.; seguono le firme di 71 colleghi di partito. Quasi un anno dopo, la proposta viene assegnata alla Commissione Affari Costituzionali dove, anche questa volta, si arena.
 
Nella XI legislatura (1992-1994) Maria Paola Colombo Svevo ripresenta il suo disegno di legge a cui si aggiungono le firme di altri 14 senatori, tutti della Democrazia Cristiana (S 235). Presentata il 21 maggio 1992, anche in questo caso non verrà mai esaminata. Il giorno dopo, l’on. Daniela Mazzuconi, insieme ad altri 17 colleghi della Democrazia Cristiana, presenta alla Camera dei deputati una proposta di legge con l’identico titolo (C 836). L’articolato è quasi simile a quello originario del 1986, salvo che per un riferimento alla legge n. 266 del 1991 (la legge-quadro sul volontariato che nel frattempo ha normato il settore, dimenticando tuttavia l’Avs) e per la previsione di spesa introdotta, pari a un miliardo di lire all’anno.
 
Nella XII legislatura (1994-1996) l’on. Ombretta Fumagalli Carulli, cofirmataria del testo nella precedente legislatura, ripropone alla Camera, esattamente tre anni dopo, questa volta come prima firmataria, il testo della Mazzuconi insieme ad altri 11 colleghi del suo partito, il CCD, proponendo non più la “promozione” bensì l’”istituzione” dell’Avs (C 2572).
 
Nella XIII legislatura (1996-2001), eletta al Senato, Ombretta Fumagalli Carulli ripresenta la proposta, questa volta come unica firmataria, nel testo identico al precedente (S 460). Anche questa iniziativa è destinata a non diventare legge e, di fatto, costituisce l’ultimo tentativo parlamentare per il riconoscimento giuridico dell’Avs, nell’impostazione originaria dell’esperienza.
Nella stessa legislatura, infatti, viene pian piano a concretizzarsi la proposta, inserita nel programma elettorale de L’Ulivo, dell’istituzione di un “servizio civile nazionale” aperto a uomini e donne, prevedendo il mantenimento della leva obbligatoria. In tal senso va il disegno di legge presentato al Senato dal Governo Prodi il 12 febbraio 1997 (S 2118) e che, oltre a prevedere l’ingresso volontario delle donne nelle Forze armate, dispone: “Al fine di favorire la piena realizzazione delle pari opportunità possono partecipare, a titolo volontario, al servizio civile nazionale, nell’ambito dei contingenti stabiliti annualmente dalla legge di bilancio le cittadine italiane che ne facciano richiesta e che al momento di presentare la domanda abbiano compiuto il diciottesimo e non abbiano superato il ventiseiesimo anno di età”. L’impianto di questa proposta, prima di diventare la legge n. 64 del 6 marzo 2001, verrà modificato dal governo D’Alema che stabilirà la sospensione della leva obbligatoria e la professionalizzazione delle Forze armate.