ANNO DELLA FEDE
La “porta della fede” (cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi». Si apre con queste parole la Lettera apostolica in forma di motu proprio Porta fidei con la quale Benedetto XVI indice l’Anno della fede che avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre 2013 (a due anni esatti dall’Udienza per i 40 anni di Caritas Italiana). Il Papa ricorda l’intima connessione tra fede e carità sottolineando che “la fede che si rende operosa per mezzo della carità (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vi-ta dell’uomo (cfr Rm 12,2;Col3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor 5,17)”.
Indicazioni e prospettive che si collegano a quelle degli Orientamenti Pastorali CEI per il 2010-2020 “Educare alla vita buona del Vangelo”. Si tratta dunque – come ha ricordato il Papa stesso nell’udienza del 24 novembre 2011 - di assumere la responsabilità dell’educare alla vita buona del Vangelo, che è tale solo se comprende in maniera organica la testimonianza della carità. Una testimonianza che passa attraverso la conoscenza e la riflessione sulle dinamiche della povertà, l’incontro con i poveri e la relazione di aiuto. Questo è il distintivo cristiano: la fede che si rende operosa nella carità. Alle Caritas è chiesto dunque di dare il proprio contributo “affinché l’amore con cui siamo da sempre e per sempre amati da Dio divenga operosità della vita, forza di servizio,
consapevolezza della responsabilità”.
In questo quadro si inseriscono le piste di lavoro emerse dal 35° Convegno nazionale delle Caritas diocesane e dal percorso “tra memoria, fedeltà e profezia” per il 40° di Caritas Italiana. Ne ricordiamo alcune: tornare ad abitare e ad animare parrocchie e territori; individuare, far emergere e assumere bisogni nascosti e privi di risposta, riuscendo a leggere i segni dei tempi; costruire comunità consapevoli e accoglienti, nelle emergenze e nella quotidianità; educarsi alla comunicazione come ambito privilegiato per la missione della Chiesa.
Va posto poi con forza l’accento sulla questione giovanile, perché sentano presenza e orientamento pastorale, attraverso proposte formative e percorsi di volontariato volti a consolidare la fede, dare prospettiva al proprio cammino, stare accanto agli ultimi. Altro elemento è l’incoraggiamento a non arrendersi di fronte alle difficoltà del servizio pastorale e a camminare sempre insieme, perché la testimonianza dell’unità diventa testimonianza della capacità di servizio ai poveri.