Riflessioni di fine servizio   versione testuale
Dal Guatemala: casco bianco Francesca Lupo

“Nuestra Lucha es semilla del futuro" “La nostra lotta è il seme del futuro", è lo slogan immortalato in una delle pareti della Suola Popolare nella CPR-P
 
 
Sono seduta tra persone, familiari, amici, parenti, conoscenti ed improvvisamente scopro che i miei occhi li vedono ma non li guardano, le mie orecchie li sentono ma non li ascoltano, non partecipo nella conversazione, mi sono sdoppiata, è come se fossi presente solo fisicamente mentre il mio pensiero e la mia attenzione sono rivolti altrove.
Poi ritorno in me e sempre improvvisamente mi rendo conto che il mio pensiero ha percorso uno strano tunnel, quello dei ricordi fatto di volti, colori, odori, sapori, animali, piante, laghi, strade, sorrisi, lacrime, sguardi e forti mani……
Metto a fuoco la vista e dall’altra parte del tunnel scorgo una realtà diversa ma familiare, amica ed accogliente. Capisco: è la mia Guatemala.
Con un certo sollievo comprendo anche che non sono pazza nel senso che quando mi ritrovo a guardare fisso nel vuoto ad estraniarmi da ciò che mi circonda è perché torno in Guatemala, in Peten e nelle comunità CPR-P e Nuevo Horizonte.

Invano cerco di convincermi che tutto ciò mi accade perché in fin dei conti sono passati solamente due mesi e mezzo dal mio rimpatrio…e invece no, una chiara coscienza ed una ferma consapevolezza mi spiegano che l’anno condiviso con incantevoli esseri umani non è un sogno, una creazione della mia immaginazione ma un fatto concreto e d’una intensità tale d’aver modificato la struttura del mio essere.
I giorni passano e con loro diventa sempre più nitida la convinzione che l’anno vissuto in Guatemala mi ha aperto la mente, mi ha regalato un “Nuevo Horizonte”, una nuova sensibilità, una nuova scala di valori e priorità ed una forza che mi inducono ad osservare la realtà con occhi più attenti ai particolari, più desti…..mi ha regalato la voglia di lottare per la Giustizia rafforzando e consolidando una rivoluzione interiore già in atto da tempo.

Rimpatriare non è facile come non lo è d'altronde la possibilità di raccontare liberamente il Guatemala a qualsiasi persona perché il rischio è di essere considerati “fuori di testa” e contro la società attuale. Assolutamente no, non rinnegherò mai la mia cultura, la mia nazionalità e nemmeno la mia vita guatemalteca, ciò è impossibile perché quando meno te lo aspetti la sua energia ancestrale inizia a strisciare dentro e a scorrere nelle vene come una dolce malattia che paradossalmente guarisce dallo sfrenato consumismo, dall’apparire a tutti i costi, dall’avere e dal non essere.


Grazie alla “modernità” che si chiama internet la comunicazione e il contatto con i miei Amici color cioccolato, sono pressoché costanti, dico pressoché perché a volte capita che per un fulmine caduto in comunità si brucino i pochissimi e preziosissimi computer a loro disposizione, si brucia la radio comunitaria, i telefoni del piccolo ufficio e il risultato è l’isolamento. Gli educandi e le educande mi raccontano che continuano ad andare a alla “Scuola Popolare” , hanno finalmente l’acqua a casa, il che dopo più di dieci anni di caricarla in anfore sulla testa è senza dubbio una soddisfazione. Dipingono nel laboratorio d’arte popolare anche se il loro educatore è volato in Spagna per sottoporsi dopo tanti ostacoli burocratici, legali e d’immigrazione al secondo intervento al ginocchio…..!

Continuano a sognare una biblioteca, continuano a giocare a pallone, a correre a piedi nudi, a mangiare riso, fagioli e tortillas.
Le comunità “dei grandi” mi scrivono che nonostante le enormi ed inquantificabili difficoltà economiche che affrontano ogni singolo giorno hanno rifiutato l’appoggio di una ONG perché dettato dalla logica verticale e dell’assistenzialismo e non dal riconoscimento del loro valore come popolo, mi scrivono “Nuestra dignidad no se vende”, LA NOSTRA DIGNITA’ NON SI VENDE…..!!! Allora vi chiedo: “E la nostra di dignità ?” .

Certa dell’autenticità e sincerità del legame che mi unisce a quelle persone sono sicura che continueremo a dialogare con loro anche se i miei piedi ora calpestano la terra italiana, perché è chiaro che la terra è la stessa per entrambi e insieme altro mondo è possibile. Grazie CPR-P e grazie Nuevo Horizonte.
 
Settembre 2006