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Lunedì 7 Marzo 2016
“La Chiesa è donna e madre”. Con queste parole papa Francesco ha esortato a valorizzare pienamente il ruolo delle donne nella costruzione della comunità. Un impegno che per Caritas Italiana deve essere costante e deve trovare politiche e attenzioni adeguate, ben oltre il ricordo di una giornata.
Quest’anno, in sintonia con Caritas Internationalis e Caritas Europa, in un contesto marcato sempre più dalle questioni migratorie e dalla necessità di ridefinire le politiche di asilo e di integrazione, vogliamo in particolare porre l’accento sulle donne che lasciano la loro terra e su quelle che restano, perché sia data a tutte la possibilità di scegliere e siano rispettati i loro diritti.
Come M. che ha lasciato l’Eritrea nel dicembre 2012. Ha attraversato 5 Paesi, ha subito ripetute violenze, ha nuotato tra centinaia di cadaveri dei suoi compagni di viaggio e finalmente, dopo 11 mesi, ha raggiunto la Svezia (leggi la storia di M. e la nota di Caritas Europa).
O come le 75 donne che in Benin, nella diocesi di Dassa Zounmé, grazie ad una micro giubilare della Campagna di Caritas-Focsiv e Missio “Il diritto di rimanere nella propria terra” potranno avere formazione e il necessario per coltivare anacardi per far fronte a siccità e cambiamenti climatici e poter restare nei propri villaggi. (Vai alla sezione dedicata alla Campagna).
Ma vogliamo anche ricordare l'impegno quotidiano di tante donne, protagoniste nelle Caritas di ogni continente, accanto ai più deboli e ai meno tutelati (vedi le testimonianze da 7 Paesi: Grecia, Australia, Mongolia, Giordania, Brasile, Stati Uniti, Capo Verde). Instancabili testimoni di carità, fino alla fine, come la nostra Graziella Fumagalli, uccisa in Somalia nel 1995.
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